"
Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua

Il piccolo Principe
"
 
\\ Franz.Blog.Home : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Franz (del 05/03/2004 @ 10:25:19, in 03-05 After Erasmus, linkato 1411 volte)
Anteprima - Clicca per ingrandire A capo’s annual report

Mar 4th 2004 | BAGHERIA, WESTERN SICILY
From The Economist print edition

How the Boss of Bosses might report the Mafia’s revival

Signore, signori

I am pleased to report another year of progress for your—that is, our—corporation. Significant milestones included my 80th birthday, the 40th anniversary of my decision to go on the run and the tenth anniversary of the arrest of my predecessor, Salvatore “Shorty” Riina. It is a good moment to look back at developments since his “early retirement”. Some people say that Shorty overreached himself in taking on the Italian state, killing judges and bombing the mainland. They say, if only the authorities had caught up with Shorty earlier, we’d have been saved a lot of trouble. But I say: “To err is human; to forgive, divine”.

The pillars of our policy since Shorty’s arrest have been a lower media profile and renewed concentration on core businesses. What we do best is to sell insurance (from ourselves). I decided to lower premiums to raise market share. Ten years on, demand for our discreetly, if persuasively, marketed “unrefusable offers” has never been stronger. The same can be said of our public-works consultancy, which has striven to achieve full vertical integration, taking profits at every level. We have curbed foreign activities, but profits from sales of drugs and arms have held up well.

It is in the nature of our business that there is vigorous—indeed homicidal—rivalry between local offices. I made it a priority to minimise needless disputes. The results can be seen in a media profile that would suit a plumbing-accessories manufacturer. In 2003 La Stampa used the words Cosa Nostra 139 times. Ten years earlier, the figure was five times as high. The aim of my “strategy of submersion” was chiefly to lull our opponents into a false sense of security, so improving the business environment for our future growth. As evidence of our success, I note that the Italian parliament’s anti-Mafia commission has not visited Palermo in the past three years.

The government of Silvio Berlusconi, whose Forza Italia party won all 61 seats in Sicily in 2001, has not, regrettably, fulfilled all the high hopes we had for it. It has not repealed the strict “involuntary vacation” regime for many of our employees. However, the prime minister, who has problems of his own with the law, has made certain changes that benefit us. Our treasury and acquisitions departments report that it is far easier to launder profits and set up bogus corporate vehicles now that the government has decriminalised false accounting. And Mr Berlusconi’s hostile attitude has helped to undermine the judiciary, not least among any of our employees who might be tempted to betray our secrets.

Going forward, we face challenges. One is to find a way to profit from EU-funded contracts that have conditions attached seeking to block our involvement. Another is our excessive dependence on the Calabrian ’Ndrangheta for wholesale cocaine supplies. But the biggest test of all is to maintain our brand’s reputation. Most people know that Sicily’s Mafia is the real Mafia. But our low profile could yet lull potential customers into thinking we are harmless. If the staff lose the habit of murdering and torturing, they might even be proved right. Your board is working on solutions to this problem. Meanwhile, healthy cashflow, negligible publicity and rising apathy all give hope of a prosperous future.

As in previous years, we shall not be making donations to charity.

Il Capo

****************
..from: http://www.economist.com/printedition/displayStory.cfm?Story_ID=2482111
Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Franz (del 10/03/2004 @ 12:59:28, in 03-05 After Erasmus, linkato 1342 volte)
Anteprima - Clicca per ingrandire ahiaiai mia strana bella italia...

************************
Un tv day alla Rai

di VITTORIO ZUCCONI
Provo a immaginare, seduto davanti a un televisore americano qui a Washington, uno spettacolo come quello che questa sera il Presidente del Consiglio italiano offrirà al pubblico italiano, esibendosi ancora una volta "in concert", con accompagnamento di basso continuo, come nella musica barocca. Non è forse l’America, il modello, il mito, il paradigma contro il quale la nuova Italia al potere sogna di essere misurata, con il suo bagaglino di anglicismi a prestito, la "governance" e la "due diligence", la "audience" e il "broadcaster", i "neo conservatives" e la "preemptive war", quell’arca della legittimità democratica tipo esportazione per la quale si può anche scendere in piazza in un "America Day", se appare bistrattata e offesa?

Tento di vedere un Presidente americano qualsiasi, dal primo che osservai sudare 30 anni or sono davanti alle telecamere, Richard Nixon, al giovane Bush passando per l’impietrito Clinton inchiodato alle sue bugie, e di confrontare i loro intervistatori televisivi, dallo scorbutico Dan Rather che nel 1973 fece perdere le staffe a Nixon fino al ringhioso Tim Russert, che il mese scorso ha imbarazzato Bush, con le burrose governanti che officiano attorno ai nostri capi di governo, spruzzando sorrisi e birignao come nubi di borotalco attorno al sederino di un neonato, ben attente a non irritare l’epidermide delicata del potente pupo.

Penso ai giornalisti americani più scopertamente schierati, come gli "anchor" della Fox Cable News di Murdoch che non fanno mistero di essere militanti repubblicani, o come Chris Matthews, star della Msnbc, che non nasconde la sua antipatia per il Presidente, se fossero chiamati a condurre un’intervista autorichiesta di due ore con Bush o con Kerry. Tutti loro, il più conservatore o il più liberal, si preparerebbero puntigliosi dossier di fatti, di citazioni e di numeri per contestare le prevedibili sparate dell’intervistato. Si sforzerebbero, con variazioni diverse, di rispettare il pubblico che li guarda e più ancora del pubblico, a rispettare loro stessi, la dignità del loro ruolo, la coscienza che quel primo emendamento della Costituzione, sulla "libertà di pensiero e di espressione", vive esclusivamente attraverso di loro, senza aspettare leggi, direttive e regolamenti.

Sento le grida di sdegno che si alzerebbero, e il danno politico che verrebbe al "solista" delle chiacchiere, se una network televisiva privata, quindi teoricamente padrona di trasmettere quello che vuole, osasse spalancare le proprie antenne a un comizio, a uno show esibizionistico, in campagna elettorale, senza altro valore che l’autopropaganda gratuita, nel caso italiano addirittura a spese dei contribuenti abbonati chiamati a pagare per gli spot. Penso alla prudenza e all’equilibrio con il quale, in questa campagna elettorale già feroce tra Bush e Kerry, le tv tagliano spietatamente e ironicamente, i comizi dell’uno e dell’altro, sapendo bene che il Presidente in carica approfitta del proprio ruolo per tenere discorsi vuoti e per lanciare slogan da candidato travestito da capo dello Stato. Il trucco c’è e si deve vedere.

Anche il giornalista radio e televisivo più mediocre e oscuro sa che dipende da lui o da lei difendere la libertà di stampa e l’equità dell’informazione. Alle loro spalle, se si arrendono, non c’è più nulla. Non spetta mai ai politicanti il dovere del "self restraint", come direbbero i nostri adoratori del simulacro americano, dell’autocontrollo. Negli Usa come in Russia o in Italia, il politico tende naturalmente alla bulimia, vuole dilagare e inondare, occupare ogni cantuccio dell’informazione, spuntare dallo sgabuzzino di ogni trasmissione a ogni ora e con qualsiasi pretesto. Spetta al giornalista contenerlo, stringere tra le mani la briglia e, quando necessario, la frusta. Non insaponare, ma pungere. Non bilanciare pilatescamente i tempi delle opposte balle, ma contestarle nel momento in cui vengono dette.
Non ci sono leggi, in questa America, che davvero obblighino una stazione tv, una rete, una network radiofonica a rispettare la "par condicio". Anche il principio del "tempo uguale" tra partiti, tra esecutivo e opposizione, è tranquillamento violato, senza grandi proteste e sanzioni, perche si sa che l’interlocutore-intervistatore è colui che deve essere non l’accompagnatore al clavicembalo del tenore in "concert", ma il controcanto e il contraddittorio.
Fanno benissimo, dunque, coloro che celebrano l’America Day, a lasciare intelligentemente generico il nome del continente, ma senza specificare quale sia la nazione. Sarà più facile riconoscere, in questa America delle tv italiane, non già gli Stati Uniti, ma più probabilmente il Guatemala.

(10 marzo 2004)

************************
da: Repubblica.it
Articolo (p)Link Commenti Commenti (0)  Storico Storico  Stampa Stampa
 
Pagine: 1
Ci sono 1746 persone collegate
Tot.Visitatori: 686384
(Admin)

< aprile 2025 >
L
M
M
G
V
S
D
 
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
       
             

Cerca per parola chiave